MARIA CALLAS E IL SITO WEB. VITA, VOCE E CARRIERA DELLA DIVINA

Il soprano Maria Callas raccontata su un sito web. Il portale sarà presentato oggi martedì 30 gennaio alle 18 presso il Museo teatrale alla Scala di Milano. Il sito, dedicato al soprano, è suddiviso in quattro sezioni: Life, Look, Voice e Today, Maria–Callas.com , gestito da Warner Classics con il patrocinio del Maria Callas Estate, ha già ricevuto tanti premi e riconoscimenti. La divina è morta 41 anni fa, a soli 53 anni, nel settembre del 1977, ma rimane nel cuore del suo pubblico grazie all’intramontabile bravura e professionalità, ma anche al suo indiscutibile fascino. È proprio alla Scala che, senza particolari protezioni, ma grazie alle sue doti vocali, è riuscita ad entrare nel 1951 dove, nel mese di dicembre, è riuscita a trionfare nel ruolo de La Duchessa Elena ne I vespri siciliani di Verdi.
Il sito rappresenta una finestra sul mondo per raccogliere e documentare la vita dell’artista Maria Anna Cecilia Sofia Kalogeropoulos, regina della lirica, nata probabilmente il 2 dicembre 1923 a New York, in Fift Avenue, dove vivevano appunto i suoi genitori di origine greca, Georges Kalogheropoulos e Evangelia Dimitriadis. La data di nascita non si conosce con esattezza perché pare che la madre, dopo la perdita del figlio Vasily, morto a causa di un’epidemia di tifo a soli tre anni, avrebbe voluto un altro maschio e quando invece ha appreso la notizia che si trattava di una figlia, per i primi giorni non ha voluto vederla, tanto che il padre non avrebbe avuto cura di registrarla subito all’anagrafe. Il padre era un farmacista e la madre si è accorta delle capacità vocali di Maria sin da bambina, condannandola ad una vita di sacrifici, sfruttandola appunto come enfant prodige. Maria studiava canto 12 ore al giorno. Ha studiato canto al conservatorio di Atene, dove la madre despota l’ha costretta a seguirla dopo la separazione dal marito.
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Sognando

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=fJSDn6uxLz0]

  http://ufepalermo.it/



«Me ne sto lì seduto e assente, con un cappello sulla fronte

e cose strane che mi passan per la mente

avrei una voglia di gridare, ma non capisco a quale scopo

poi d’improvviso piango un poco e rido quasi fosse un gioco

Se sento voci, non rispondo / Io vivo in uno strano mondo

Dove ci son pochi problemi / Dove la gente non ha schemi[…]

Le braccia indietro forte spingo / E a questo punto sempre piango

Mio Dio che grande confusione, e che magnifica visione

un’ombra chiara mi attraversa, la mente[…] ».

Sono solo alcune strofe della canzone “Sognando” del cantautore Don Backy, che nel 1971 la

propose per la voce di Mina, e che racconta della pazzia, della vita di un malato di mente rinchiuso

in un manicomio, anticipando di almeno trent’anni la tematica del disagio mentale.

Allora c’erano i manicomi, aboliti poi con la legge Basaglia nel ’78. Proprio con Franco Basaglia

ha lavorato Renzo De Stefani, primario del Servizio di Igiene Mentale di Trento, ideatore degli Ufe,

Utenti familiari esperti, ovvero gli “esperti per esperienza”: pazienti o familiari che aiutano i malati

che stanno vivendo la loro stessa esperienza, affiancando i medici e gli operatori nell’accoglienza

del malato. Da Trento a Palermo: nasce a marzo del 2012 l’associazione onlus “Ufe Palermo”con

la dottoressa Lucrezia Notarbartolo come presidentessa e 24 iscritti e con la collaborazione degli

operatori del Modulo 1 del Dipartimento di Salute Mentale di Palermo ed in particolare della

dottoressa Grazia Guercetti, della dottoressa Chiara Majorana, della dottoressa Diana Dessy,

dell’infermiera professionale Caterina Sorce. «Presso il Csm di via Giuseppina Turrisi Colonna

– spiega la dottoressa Grazia Guercetti – a settembre scorso, si è creato un gruppo a cui hanno

partecipato utenti e familiari, che si è riunito per un ciclo di incontri psicoeducativi. Ciò è servito

– continua la dottoressa – ad approfondire alcuni aspetti della malattia mentale, delle relative

terapie, degli ambiti di cura, della legislazione che regolamenta la materia, oltre ad imparare a

comunicare adeguatamente sentimenti positivi e negativi. I partecipanti hanno quindi chiesto di

costituirsi in un gruppo di auto-mutuo-aiuto in cui utenti e familiari si confrontano, raccontando le

proprie esperienze, coadiuvati dagli operatori del Modulo 1. Da qui è nato il desiderio di costituirsi

in associazione, ispirandosi al modello trentino ed agli Ufe». L’intenzione dei membri è quella di

proporsi come Ufe nei Servizi di salute mentale. Presto quindi si passerà alla quarta fase: lo stage

presso la Cta, Comunità terapeutica assistita, il reparto di psichiatria dell’ospedale Civico e i Csm,

Centri di salute mentale.