Palermo, Villa Giulia

Nel 1787 Johann Wolfgang Goethe lo aveva definito “il più meraviglioso angolo della terra” ed è qui che – durante le sue visite – si fermava per leggere Omero. Siamo all’interno di Villa Giulia, la prima villa comunale realizzata a Palermo e la terza in Europa. Costruita tra il 1775 ed il 1777 per volere del pretore Antonio La Grua, marchese di Regalmici, prende il nome da quello della moglie del vicerè Marcantonio Colonna.

L’ingresso principale, realizzato in stile neoclassico, oggi rovinato e in disuso, si affaccia sulla passeggiata a mare. I visitatori accedono ormai dalla Porta Carolina, ingresso secondario aperto nel 1864 su via Lincoln. Il cuore della villa è rappresentato dalla grande piazza delle esedre, con quattro edicole di Damiani Almeyda. Al centro della piazza si trova una vasca, opera di Ignazio Marabitti, con un putto-Atlante che regge il dodecaedro, orologio solare a dodici facce (oggi gli orologi originali non esistono più) inventato alla fine del XVIII secolo dal matematico palermitano Lorenzo Federici.

La principale opera d’arte all’interno di questo “salotto all’aperto” è la fontana del Genio di Palermo, opera del Marabitti, sistemata in un’esedra alla fine del “viale del mare”. Intorno alla statua del Genio sono disposti una serpe, un cane e una cornucopia: simboli della Prudenza, della Fedeltà e dell’Abbondanza. E ancora: la statua della Rabbia, dell’Ira e dell’Invidia, spostate qui nel 1779. Nell’Ottocento, poi, furono sistemati lungo i viali i busti di De Spuches, Pacini, Petrella, Leopardi, Donizetti, Bellini, Sac. Messina e Pietro Novelli. Infine, ci sono le gabbie vuote che, un tempo, ospitavano il leone e la piccola colonia di scimmie.

Serena Marotta

(28 febbraio 2011)

Luca Bianchini, "Siamo solo amici

Domani 27 maggio alle 18.30 sarà presentato il libro “Siamo solo amici” di Luca Bianchini presso la libreria Flaccovio in via Ruggero Settimo, 37 a Palermo. “Ho scelto un portiere d’albergo come protagonista del nuovo romanzo perché ho sempre pensato che Pretty Woman non aveva capito un cavolo – spiega il giornalista di “Vanity Fair” e conduttore del programma “Colazione da Tiffany” su “Radio 2″ -. Lei doveva scegliere il concierge che l’aiuta a usare le posate, non quel pappone di Richard Gere che le lascia i soldi sul letto”.

“Giacomo è nato da due personaggi di finzione che sono nel mio cuore da moltissimi anni. Accanto a lui c’è un altro portiere, ma di calcio. E’ brasiliano, giovane, bello e irriverente. Mi piacciono le amicizie per contrasto e molti dei miei amici più cari non c’entrano niente con me. L’amicizia è misteriosa tanto quanto l’amore. “Poi c’è una madamina di Torino, la mia amata città, che racconto per la prima volta qui. Ne ho scritto perché mi è mancata tantissimo, nei miei anni romani, e così ne sentivo meno la distanza. C’è anche un po’ di Milano, a dir la verità, perché l’associo sempre a emozioni positive. Non è un caso se i capitoli più divertenti siano ambientati proprio lì”.

Un altro personaggio del romanzo “è una prostituta d’alto bordo che si chiama Frida. E’ un personaggio dalle molte sfumature, e non è baraccona per niente. Anche se una baraccona in un mio romanzo non poteva mancare: si chiama Tamara, si veste come Lady Gaga e la amo”. Infine “l’ultima protagonista di questo libro è Venezia. Ho scelto di raccontarla perché è un luogo che, per quanto ti conquisti al primo sguardo, ha bisogno di molte notti per farsi conoscere veramente”. E conclude: “Questo romanzo racconta molto di me, anche se non mi è capitato nessuno dei fatti narrati, tranne uno, indicibile. Racconta di me perché la mia vita è un po’ così: un crocevia di gente diversa che cerca di affrontare il mondo su una zattera. Non sai dove ti porterà la corrente, ma sai che così il viaggio farà meno paura”.
Serena Marotta

(26 maggio 2011)

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Palermo, “Moltivolti d’Africa”

(Moltivolti d’Africa, Fulvio Longo)
Ritratti di bambini, scene di vita sulla spiaggia di Zanzibar, nei mercati, reportage di bambini ripresi in scuole pubbliche tanzaniane e orfanotrofi. C’è tutto questo in “Moltivolti d’Africa”, la mostra fotografica di Fulvio Longo, che sarà inaugurata domani sera (4 novembre), alle 20.30, al Palab, in piazzetta del Fondaco, a Palermo. In tutto trenta fotografie, di cui 15 a colori e 15 in bianco e nero. Scatti che conservano il ricordo della “serenità negli occhi dei bambini, della felicità per i piccoli gesti e per le bellezze della natura che circonda questa gente – dice il fotografo -. La popolazione tanzaniana ha una prospettiva di vita media vicina ai 40 anni – spiega – ma vivono appieno il loro tempo. Noi, al contrario, viviamo sempre come se stessimo attendendo l’evento che ci svelerà lo scopo della nostra vita”.
(Moltivolti d’Africa, Fulvio Longo)
Fulvio Longo, 41 anni, laureato in chimica, informatore scientifico del farmaco, da 26 anni coltiva la sua passione per l’arte fotografica. “Avevo 15 anni quando ho chiesto in regalo a mio padre una vecchia Yashica a pellicola – racconta -. Poi, nel giro di qualche mese, ho acquistato a rate una vecchia biottica formato 6 per 6. Ho imparato a sviluppare da solo il mio negativo in bianco e nero e considero Giuseppe Cilia (uno fra i più grandi fotografi palermitani, scomparso a gennaio scorso, ndr) uno dei miei maestri”.

(Moltivolti d’Africa, Fulvio Longo)
“Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore”, così diceva Henri Cartier Bresson – fotografo francese, da molti considerato il padre del fotogiornalismo – ed è appunto da questa “lezione” del fotografo francese che Longo attinge per realizzare la sua arte.
(Moltivolti d’Africa, Fulvio Longo)

(Moltivolti d’Africa, Fulvio Longo)

(Moltivolti d’Africa, Fulvio Longo)

Scatti che serviranno, domani sera, insieme con la musica proposta dall’artista Matilde Politi e la cucina etiope di Yodit Abraha ad “educare” i visitatori al turismo responsabile: “un viaggiare etico e consapevole che va incontro alla gente, alla natura con rispetto e disponibilità”. È questo, infatti, lo scopo della serata dal titolo “Cambiamo prospettiva”, organizzata dall’Associazione onlus “Moltivolti Capovolti”.

Serena Marotta
(3-11-2010)

Lampedusa, il riscatto con “O’Scià”

Il suo nome deriva con ogni probabilità dal gioco bizzarro creato dalla natura: l’effetto dei lampi dei temporali nel Mediterraneo, che illuminavano l’isola e la rendevano visibile anche da lontano. Da qui Lampedusa. Appartenuta dal 1630 alla famiglia Tomasi – antenati dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del libro “Il Gattopardo”-. Diventata, tuttavia, famosa e ambita meta turistica, grazie ad un episodio ancora oggi avvolto nel mistero: il 15 aprile 1986 alle 17.30 una motovedetta libica, su ordine del colonnello Gheddafi, avrebbe bombardato con due missili Scud l’installazione radio americana Loran a Lampedusa. Una notizia che ha fatto il giro del mondo: c’è chi sostiene che non fu lanciato nessun missile, ma che fu una trovata degli americani (fecero passare due caccia sull’isola a elevatissima velocità simulando due bang supersonici) per contrastare l’avvicinamento politico-economico dell’Italia alla Libia. Insomma un espediente organizzato ad hoc.
Lampedusa oltre ad essere una meta ambita dai turisti per le sue bellezze naturali, proprio per la sua vicinanza all’Africa è anche lo scenario triste di storie di immigrati clandestini. Per riscattare la sua immagine e porre l’attenzione sul problema dell’immigrazione clandestina, dal 2003, durante l’ultimo week-end di settembre Claudio Baglioni organizza “O’Scià“, un festival musicale gratuito con la partecipazione di diversi artisti.

“O’Scià” dagli scatti di Serena Cimino


“Il vento di un respiro ci porterà vicino”. È questo lo slogan, che ha accompagnato la manifestazione di quest’anno, dal 28 settembre al 2 ottobre, sulla spiaggia della Guitgia. “Un’emozione dietro l’altra – racconta Serena Cimino, 25 anni, palermitana, studentessa del corso di laurea in professioni sanitarie alla Federico II di Napoli, che ogni anno non perde l’appuntamento con “O’Scià” -. Ogni sera abbiamo assistito a dei duetti che non vedremo mai, se non su quel palco magico, che ha visto alternarsi – tra gli altri – artisti, come: Roberto Vecchioni, Ornella Vanoni, Cristiano De Andrè, Noa, Francesco De Gregori…”.


“Per me Lampedusa è il Paradiso ed O’Scià una gradevole colonna sonora – conclude la studentessa -. Per i lampedusani e i clandestini è una piccola speranza, come una barchetta in mezzo al mare”.
Serena Marotta
(23-10-2010)

Addio Sandra Mondaini

“Ciao Sandra, un’altra persona con un cervello funzionante della televisione è sparita. Forse lassù lo puoi usare meglio. Tu e Raimondo ora siete, davvero, per sempre insieme”. Questo è solo uno dei numerosi messaggi che da questo pomeriggio stanno circolando sul web. Sono messaggi scritti dalla gente comune, dai suoi fan di tutte le età, per ricordare l’artista, la donna bella, elegante, di classe. La persona sensibile, altruista, ironica. E non solo. La compagna di Raimondo Vianello: si sono conosciuti nel 1958 e sposati dopo quattro anni. Loro sono stati insieme per cinquant’anni: una coppia che per sempre sarà ricordata come il simbolo dell’unione perfetta.
È morta oggi, Sandra Mondaini, 79 anni, poco prima delle 13, all’ospedale San Raffaele di Milano. Lei ha lottato per anni contro il cancro e lo ha fatto con dignità sino alla fine. La camera ardente sarà allestita negli studi televisivi Mediaset a Cologno Monzese, domani, dalle 16 alle 20, mentre i funerali si svolgeranno giovedì alle 11 nella parrocchia di “Dio Padre” di Milano 2. Sandra Mondaini – nata il primo settembre del 1931, figlia del pittore Giacinto Mondaini – ha iniziato la sua carriera negli anni Quaranta come modella. Poi il debutto al teatro, quindi il cinema, infine il successo in tv: da “Sbirulino” agli sketch “coniugali” con Raimondo in “Casa Vianello”.
Una carriera che ha dovuto abbandonare nel 2008. Poi cinque mesi fa il suo stato di salute è peggiorato dopo la perdita del marito Raimondo, morto il 15 aprile scorso. “Sandra e Raimondo sono l’amore che tutti sogniamo: sincero e vero, dove l’uno non può vivere senza l’altro. Per questo Sandra l’ha raggiunto”– scrive Marco -. Dal sito ufficiale ai social network, dai messaggi ai video, ognuno di loro ha per Sandra un pensiero, l’ultimo saluto. Dalla sua bacheca di Facebook Francesco la saluta così: «Voglio immaginare Raimondo che ti aspetta su una nuvoletta bianca… accogliendoti con un simpatico “ma pure qua mi sei venuta a cercare?!?”».

Serena Marotta
(21-9-2010)

Caterina Altamore ricoverata

Caterina Altamore, maestra precaria da 14 anni, da sette giorni ha lasciato Palermo per proseguire la protesta contro i tagli del decreto Gelmini insieme ai suoi colleghi a Roma…

Caterina Altamore è stata ricoverata questo pomeriggio, alle 15, all’ospedale San Giovanni di Roma: i medici le stanno facendo la seconda flebo e non vogliono dimetterla. La docente precaria di Palermo da sette giorni è in sciopero della fame davanti a Montecitorio per protestare contro i tagli del decreto Gelmini. “Sette giorni di digiuno per lei, che ha problemi di salute, sono già troppi – dice a “Italos” Liella Stagno, docente precaria e amica di Caterina. Caterina ha chiamato la sua famiglia e anche me per rassicurarci, anche se è molto provata per il digiuno e lo stress di questi lunghi giorni in strada. Sarebbe ora che la smettessero sia lei che Giacomo”, conclude Liella Stagno.

Caterina Altamore, 37 anni, palermitana, sposata e con tre figli piccoli (il più grande ha fatto la comunione quest’anno), è affetta da una patologia che non le consentirebbe il digiuno. Risale al 30 agosto l’appello lanciato dal marito della docente al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per chiedere il suo intervento sulla questione dei precari della scuola.

Lo stesso giorno in cui, prima della docente, anche Giacomo Russo, precario Ata palermitano, è stato ricoverato a Roma per un grave stato di disidratazione. Tuttavia, Russo, nonostante le condizioni di salute, ha deciso di lasciare l’ospedale e di raggiungere di nuovo i colleghi in sciopero davanti a Montecitorio.Sia Giacomo Russo che Caterina Altamore sono partiti venerdì scorso da Palermo, dove già dal 17 agosto si protesta per i tagli del personale scuola, per raggiungere i colleghi a Roma.

Serena Marotta
(2-9-2010)

Precari scuola: Ora patto con politici

In attesa che il ministro Gelmini accetti un confronto pubblico, Giacomo Russo e Caterina Altamore proseguono il digiuno davanti a Montecitorio. Intanto lanciano un’altra iniziativa…

Stamattina Giacomo Russo, lavoratore precario della scuola, è stato trasferito d’urgenza all’ospedale Santo Spirito di Roma, dove il medico ha riscontrato un grave stato di disidratazione. Nel pomeriggio le sue condizioni sono migliorate: «L’ho sentito al cellulare e stava un pochino meglio – racconta a “Italos” Liella Stagno, docente e amica di Russo-, ma invece di farsi fare gli esami necessari e riprendere ad alimentarsi, dopo aver fatto una semplice flebo, ha scelto di tornare al presidio di Roma mettendo in secondo piano la sua salute”.
Giacomo Russo e Caterina Altamore ormai da 5 giorni hanno lasciato Palermo per proseguire la protesta contro i tagli del decreto Gelmini davanti a Montecitorio. Continueranno lo sciopero della fame sino a quando il ministro Gelmini non accetterà un confronto pubblico. Una richiesta che ancora oggi è stata ricambiata con il silenzio. Nel frattempo, a Palermo, gli altri precari hanno occupato gli uffici del Csa.

Liella Stagno, in contatto con i suoi colleghi che si trovano a Roma, sta conducendo invece una battaglia sul web. Anche lei, docente disoccupata, lo scorso anno – nel periodo delle convocazioni – ha condiviso con Giacomo Russo e altri colleghi lo sciopero della fame: “Lo abbiamo interrotto – spiega l’insegnante – a seguito di promesse che sono rimaste ‘parole al vento’, a parte il contentino dei progetti regionali ancora non avviati e totalmente privi di garanzie”. E aggiunge: «Ero e resto disoccupata – e come me tanti miei colleghi – dopo aver dedicato anni alla formazione e al servizio degli alunni credendo nella mia professione di insegnante. Spero che i sacrifici che stanno facendo Caterina e Giacomo possano servire a qualcosa», conclude l’insegnante.

Serena Marotta
(31-8-2010)