Anche i piccoli gesti fanno miracoli

Francesco legge i numeri. Tutti a tavola per la tombola. Nel soggiorno, tra la grande finestra con le grate beige e il frigorifero bianco con sopra il televisore, c’è un grande albero di Natale allestito dal personale. Siamo all’interno del reparto di psichiatria dell’ospedale Civico di Palermo. Gli Ufe, Utenti e familiari esperti,
per la prima volta, incontrano i pazienti.

È un venerdì. Tra un ambo e un’altra vincita e una battuta, sfilano via i piccoli regali – portati in dono dai volontari – accompagnati dal sorriso dei degenti. Per loro, dove il tempo sembra fermarsi “intrappolati” nella struttura dalle pareti beige e azzurre, è una grande novità, un momento di svago. E non solo: anche un’occasione per allenare la memoria grazie ai numeri. Per gli “Ufe Palermo” è un’occasione per arricchirsi. C’è l’emozione di avvicinarsi a queste persone, che soffrono di disagio mentale: riuscire a stabilire l’empatia non è facile. Alcuni di loro, in un primo momento, sono restii all’approccio con gli ospiti. Poi, incuriositi, abbandonano le stanze, e decidono di partecipare alla tombola: dalla vecchietta alla ragazza, che soffre di depressione, dal vecchietto che non vuole – di solito – mettere il naso fuori dalla stanza, al giovane ragazzo di colore.

È un momento di aggregazione. E dopo la tombola, si festeggia l’arrivo del Natale con pasticcini, caffè e bibite. “La presenza degli Ufe – afferma la dottoressa Grazia Guercetti, responsabile del reparto di psichiatria – ha avuto un effetto benefico sui pazienti e sul personale. Anche i familiari dei degenti hanno notato un miglioramento dell’umore dei propri cari, che avevano lasciati tristi e – dopo la presenza degli Ufe – li hanno ritrovati sorridenti e animati da buoni propositi: tre signore più giovani, il giorno dopo, hanno voluto fare lo shampoo che, fino al giorno prima, avevano rifiutato”. Insomma “anche piccoli gesti fanno miracoli”, conclude la dottoressa.
L’associazione Ufe, composta da 24 iscritti, è nata a marzo scorso con lo scopo di aiutare le persone, che soffrono di disagio mentale.

Serena Marotta

Sognando

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=fJSDn6uxLz0]

  http://ufepalermo.it/



«Me ne sto lì seduto e assente, con un cappello sulla fronte

e cose strane che mi passan per la mente

avrei una voglia di gridare, ma non capisco a quale scopo

poi d’improvviso piango un poco e rido quasi fosse un gioco

Se sento voci, non rispondo / Io vivo in uno strano mondo

Dove ci son pochi problemi / Dove la gente non ha schemi[…]

Le braccia indietro forte spingo / E a questo punto sempre piango

Mio Dio che grande confusione, e che magnifica visione

un’ombra chiara mi attraversa, la mente[…] ».

Sono solo alcune strofe della canzone “Sognando” del cantautore Don Backy, che nel 1971 la

propose per la voce di Mina, e che racconta della pazzia, della vita di un malato di mente rinchiuso

in un manicomio, anticipando di almeno trent’anni la tematica del disagio mentale.

Allora c’erano i manicomi, aboliti poi con la legge Basaglia nel ’78. Proprio con Franco Basaglia

ha lavorato Renzo De Stefani, primario del Servizio di Igiene Mentale di Trento, ideatore degli Ufe,

Utenti familiari esperti, ovvero gli “esperti per esperienza”: pazienti o familiari che aiutano i malati

che stanno vivendo la loro stessa esperienza, affiancando i medici e gli operatori nell’accoglienza

del malato. Da Trento a Palermo: nasce a marzo del 2012 l’associazione onlus “Ufe Palermo”con

la dottoressa Lucrezia Notarbartolo come presidentessa e 24 iscritti e con la collaborazione degli

operatori del Modulo 1 del Dipartimento di Salute Mentale di Palermo ed in particolare della

dottoressa Grazia Guercetti, della dottoressa Chiara Majorana, della dottoressa Diana Dessy,

dell’infermiera professionale Caterina Sorce. «Presso il Csm di via Giuseppina Turrisi Colonna

– spiega la dottoressa Grazia Guercetti – a settembre scorso, si è creato un gruppo a cui hanno

partecipato utenti e familiari, che si è riunito per un ciclo di incontri psicoeducativi. Ciò è servito

– continua la dottoressa – ad approfondire alcuni aspetti della malattia mentale, delle relative

terapie, degli ambiti di cura, della legislazione che regolamenta la materia, oltre ad imparare a

comunicare adeguatamente sentimenti positivi e negativi. I partecipanti hanno quindi chiesto di

costituirsi in un gruppo di auto-mutuo-aiuto in cui utenti e familiari si confrontano, raccontando le

proprie esperienze, coadiuvati dagli operatori del Modulo 1. Da qui è nato il desiderio di costituirsi

in associazione, ispirandosi al modello trentino ed agli Ufe». L’intenzione dei membri è quella di

proporsi come Ufe nei Servizi di salute mentale. Presto quindi si passerà alla quarta fase: lo stage

presso la Cta, Comunità terapeutica assistita, il reparto di psichiatria dell’ospedale Civico e i Csm,

Centri di salute mentale.