Rassegna stampa, il libro inchiesta “Ciao, IBTISAM! Il caso Ilaria Alpi” di Serena Marotta allo Spasimo

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Il libro “Ciao, IBTISAM! Il caso Ilaria Alpi della giornalista palermitana Serena Marotta ricostruisce 24 anni di depistaggi e rappresenta un contributo a non dimenticare. Un libro di inchiesta sull’inviata del Tg3 uccisa a Mogadiscio insieme all’operatore Miran Hrovatin il 20 marzo 1994. La prefazione del libro è stata realizzata da Mariangela Gritta Grainer (già Presidente dell’Associazione Ilaria Alpi) e la postfazione da Fabio Gagliano (medico e scrittore). Il libro sarà presentato allo Spasimo, a Palermo, giovedì 11 ottobre alle 18.Interverranno: la giornalista Rosa Guttilla, lo scrittore ed editore Fabio Gagliano, l’editore e presidente dell’associazione libera network Liborio Martorana.

 

A giugno il gip Andrea Fanelli ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Roma sul caso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Si continua ad indagare.

 

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“Ciao, Ibtisam”. Il caso Ilaria Alpi – di Serena Marotta

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ARTICOLO 21

 

Il caso Ilaria Alpi «Ibtisam» è la traslitterazione della parola araba che significa sorriso. La scelta del titolo nasce dal desiderio di fare un omaggio a Ilaria Alpi, inviata del Tg3, che amava il mondo arabo. Ilaria che tutti ricordano proprio per quel sorriso che non l’abbandonava mai. Ilaria Alpi era una persona determinata, una «signora giornalista», una persona semplice e generosa. Ha tanto voluto quel viaggio, il settimo, l’ultimo. Con lei il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, c’era l’operatore Miran Hrovatin di Videoest di Trieste.

Quello è stato il loro ultimo viaggio. Sono passati ventiquattro anni da quell’esecuzione avvenuta per le strade di Mogadiscio. Ventiquattro anni senza conoscere la verità, tra depistaggi, false dichiarazioni, ritrattazioni. Ci sono stati tre processi e una Commissione d’inchiesta parlamentare per tentare di dare un volto e un nome a chi ha voluto questo duplice omicidio. Due tesi opposte si sono fronteggiate in questi anni: quella della sparatoria conseguente a un maldestro tentativo di rapina, nel quale emerge la figura del capro espiatorio Hashi (il somalo arrestato e poi liberato dopo anni di carcere) contro quella, ben più consistente, di un attentato premeditato per bloccare le inchieste che Ilaria stava conducendo in terra somala su un coacervo di traffici illeciti di armi e rifiuti, scomode anche per l’Italia. “Ciao, Ibtisam” mette insieme i tasselli di un mosaico.

 

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Ilaria Alpi: in ricordo di mamma Luciana, sempre in lotta per la verità

Luciana alpi tg3 Rai

Una tesi, una lettera e poi un libro. Dalla mia tesi sono passati dieci anni. Era maggio del 2008, quando nella cassetta della posta ho trovato la vostra lettera. L’emozione era quanto la vostra stima e gratitudine per il mio lavoro su vostra figliaIlaria Alpi, l’inviata del Tg3 uccisa a Mogadiscio, in Somalia, il 20 marzo 1994, insieme all’operatore Miran Hrovatin.

Una lettera che conteneva il vostro abbraccio e la speranza di incontrarci un giorno a Roma. Quel giorno, purtroppo, cara Luciana e Giorgio non è mai arrivato. Il tempo ha remato contro. E io non sono partita da Palermo per Roma. Il desiderio di incontrarvi è rimasto uguale, come l’affetto reciproco.

Lunghe conversazioni telefoniche con Luciana Alpi, dopo l’invio del mio libro sul caso di sua figlia Ilaria. Era come se la conoscessi da sempre. La vita è beffarda: ti fa entrare in quella degli altri, ti nutre di affetti e poi te li toglie. Così un giorno, all’improvviso. Durante le nostre conversazioni, non ho mai osato chiederle nulla. Tutto tra noi era spontaneo. Non ho mai voluto essere invadente, ma forse lo sono adesso, mentre scrivo queste parole.

Luciana Alpi, biografia di una donna coraggiosa

Luciana Alpi aveva 84 anni. Era nata a Brescia il 3 agosto del 1933 e viveva con la sua famiglia a Roma. Era una signora elegante nell’animo e nell’aspetto. Una persona pura e sensibile. Si preoccupava delle persone, di chiedere «come stai?». Una donna forte e coraggiosa, proprio come lo era sua figlia Ilaria. Una donna che ha continuato la sua battaglia sino alla fine per avere verità e giustizia. Adesso non c’è più. È morta martedì 12 giugno alle 20.30, a distanza di cinque giorni dall’udienza sulla richiesta di archiviazione.

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Fonte immagine: Tg3

https://www.youtube.com/watch?v=DHvetio3Q8Q

Il caso Ilaria Alpi

sul caso Alpi: la procura di Roma ha chiesto di nuovo l’archiviazione del caso perché giudica irrilevanti le intercettazioni trasmesse dalla procura di Firenze a quella di Roma e emerse nel corso dell’udienza preliminare il 17 aprile scorso. Intercettazioni tra cittadini somali che parlano dell’omicidio di Ilaria Alpi. Adesso la decisione spetterà al Gip nei prossimi giorni.

Il libro è disponibile su Amazon

In libreria

“Ciao, IBTISAM! IL caso Ilaria Alpi” di Serena Marotta, pubblicato da Informazione libera è disponibile:
Libreria del Mediterraneo (via Villabianca 48 A, Palermo)
Libreria Mondadori (via Villareale 25, Palermo)

Libreria Zacco (corso Vittorio Emanuele, Palermo)
Libreria Multiservices (corso Tukory, 282)

Libreria Fahrenheit 451 (via Carlo Cattaneo, 33, Nettuno (RM)

Dialetto o lingua? Komu vulissi skriviri n’sicilianu…

dizionario

“Come vorrei scrivere in siciliano”

Quello che più di ogni altra cosa caratterizza ed identifica un popolo, oltre alle tradizioni, gli usi e i costumi, è il proprio modo di comunicare e relazionarsi. In altre parole la propria lingua. Per questo motivo, un popolo può reputarsi vivo sino a quando il proprio idioma viene parlato.

Anche quando ci si trova lontano dalla Sicilia, la lingua siciliana non perde (per fortuna, ndr)il suo uso. Così l’idioma natio mantiene vivo il legame con la madrepatria. C’è nel popolo siciliano la consapevolezza di essere orgogliosi testimoni di una cultura millenaria.

Il siciliano ha propri suoni, ben identificabili, come: tr, str, gn, sk-sch, ch, sg-sgh, dd, ng,zz, neg… è una lingua che è riuscita a graficizzarli con segni particolari.

Lo stesso Sciascia con “Occhi di Capra” scrisse che il suo cognome lo si trovava registrato negli archivi parrocchiali del XIX secolo come Xaxa, proprio per un’esigenza fonetica.

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