Entravano e uscivano da un cancello dove c’era scritto: “Arbeit macht frei”.
Erano prigionieri.
Vivevano in baracche, privi dei loro abiti, rasati.
Non avevano un nome: a identificarli un numero, tatuato sulla pelle.
Cancellata la loro dignità, il legame con il passato.
Prigionieri di una mente folle.
Vittime dell’Olocausto.
Serena Marotta
Giornata della Memoria
27 gennaio 1945